La legatoria nasce come il laboratorio e ancora prima la bottega del legatore, ovverosia di quell’artigiano che con pazienza e perizia rilegava e confezionava i libri, andando a raggruppare insieme le pagine, le eventuali illustrazioni e le copertine. La legatoria è proprio il risultato della combinazione di regola d’arte, intelligenza artigiana e capacità manuale proprie di chi, ormai da secoli e secoli, ha dapprima creato, poi padroneggiato ed infine affinato questa vera e propria forma d’arte, tale da donare la forma che tutt’oggi conosciamo a libri e volumi d’ogni genere.

Storicamente, le prime tecniche legatorie si fanno risalire al primo secolo dopo Cristo, almeno per quanto riguarda il mondo occidentale. In oriente, infatti, si ritiene che tali tecniche fossero già conosciute e padroneggiate, sebbene da un segmento molto ristretto ed altolocato della popolazione. Il mondo orientale conoscerà la stessa stampa a caratteri mobili diversi secoli prima del suo avvento in Europa, particolarità probabilmente dovuta a differenti condizioni tecnologiche o alla presenza di migliori materie prime, tali cioè da accelerare i processi mentali e d’ingegno dietro a queste grandi ed epocali intuizioni.

Prima di allora, infatti, la scrittura era diffusa unicamente su pergamene che venivano spesso arrotolate su sé stesse per poter essere riposte o trasportate. Tuttavia, l’idea alla base della forma del libro come la conosciamo oggigiorno viene fatta risalire addirittura al primo secolo avanti Cristo, in cui fonti storiche collocano l’usanza di servirsi di due tavole di legno per stendere e appoggiare due pergamene.

Col passare degli anni, per ovviare alle scomodità e ai difetti della pergamena - nello specifico il fatto di doverla sempre srotolare con cura sino in fondo per leggerne il contenuto e soprattutto per potervi scrivere - l’utilizzo delle due tavolette di legno su cui adagiare le pergamene iniziò rapidamente a diffondersi, grazie alla grande praticità e ad una maggiore comodità nel trasporto dei testi scritti.

Furono gli antichi romani ad attribuire a questo nuovo e pratico oggetto il nome di ‘codex’, vocabolo destinato ad una lunga e duratura fortuna, sino a divenire sinonimo della legge e dell’autorevolezza del potere dello stato. La diffusione fu da subito molto rapida, sia per i già citati vantaggi logistici, ma anche per la possibilità di sdoppiare lo spazio di una pergamena, scrivendo su due facciate ed incrementando così non solo il numero di informazioni scritte, ma soprattutto quello dei concetti espressi.

L’avvento del cristianesimo nel mondo romano non rappresentò che la definitiva consacrazione di un mezzo già conosciuto ed universalmente apprezzato, che da un punto di vista tecnico aveva già scalzato la più tradizionale pergamena, che sarebbe stata relegata a funzioni religiose, occasioni solenni o particolarmente formali della vita pubblica.

Questa nuova trovata della tecnica causò un naturale e fisiologico incremento nella circolazione dei testi scritti, così come la loro consultazione ed un numero sempre crescente di documenti, narrazioni e cronache per noi tanto preziose. Con il progredire della civiltà e con la crescita del tasso di alfabetizzazione, la diffusione dei testi e dei documenti realizzati dai legatori divenne nel contempo sempre più richiesta e sempre più necessaria.

Il grande amplificatore della cultura e della produzione libraria in periodo medievale furono le chiese e i grandi monasteri. Alcuni di essi presero la forma di enormi laboratori di scrittura, dove decine di monaci lavoravano, talora persino per anni, alla scrittura, alla decorazione ed alla legatura di testi che avrebbero consegnato ai secoli avvenire e che, spesso, possiamo trovare conservati ancora oggi nei musei di tutto il mondo.

Nonostante la diffusione esponenziale nel corso dei secoli, tuttavia, la tecnica legatoria medievale - e ancor più quella antica - rimane ai nostri occhi un procedimento lungo, complesso e costoso in termini di materie prime, perlopiù legno e derivati di origine animale, come le stesse pergamene o il cuoio con cui venivano rivestite spesse e resistenti copertine che dovevano custodire il frutto di tanta fatica.

Il cambio di passo vero e proprio avviene con l’invenzione e l’introduzione della stampa a caratteri mobili, introdotta in Europa dal tedesco Johannes Gutenberg nel 1455, ma che già da diversi secoli era una tecnica già nota e diffusa in Asia, specialmente nell’area di influenza culturale cinese. Questa data rappresenta non solo un autentico punto di svolta per la storia umana, ma anche per l’evoluzione e la diffusione ancor più capillare delle tecniche legatorie.

Se infatti le modalità di tessitura ed intreccio di pergamene e copertine in cuoio era rimasta relativamente immutata per molto tempo, la capacità di produrre una quantità fino ad allora inimmaginabile di testi scritti in un lasso di tempo infinitamente minore della norma rese necessaria un’ accelerazione nell’evoluzione della tecnica e dell’ars legatoria.

Pur rimanendo infatti ancora per lungo tempo un privilegio ed un esclusivo appannaggio delle classi più abbienti, il volume rilegato inizia ad assumere una forma più compatta, di ancor più facile trasporto e consultazione, vedendo progressivamente sparire dalle proprie copertine le tavolette di legno rivestite in cuoio così come la pergamena, in favore della più sottile carta.

La necessità di produrre un numero sempre crescente di copie in tempi che andavano sempre frazionandosi all’incremento della domanda costrinse l’ars legatoria degli artigiani preposti - che, nel frattempo, avevano sviluppato ed affinato tecniche tanto precise quanto raffinate - ad una brusca accelerazione, che se da un lato vide una sempre minore attenzione alla decorazione delle coperture, dall’altro comportò l’elaborazione ed il consolidamento di tecniche di legatura sempre più rapide ed efficaci.

Lungo la storia della letteratura e dell’editoria, la legatorìa stessa ha saputo procedere a grandi falcate, giungendo sino alle avanguardie tecniche ed industriali dei giorni nostri, che altro non sono che la naturale evoluzione di secoli di ingegno, precisione e cura di generazioni di abilissimi artigiani, consapevoli di svolgere un lavoro tanto importante quanto prezioso, considerato l’immenso valore economico che avevano i volumi prima dell’avvento delle macchine.